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Santo Natale come sei incompreso

Perché Santo Natale
Sei trattato così male?
Da sempre ci ricordi la nascita di Gesù Bambino,
la quale ha avvicinato l’umanità al divino.
Sento la nostalgia dei Natali della mia giovinezza,
pieni di trepidazione, gioia e bellezza.
Eri visto come il dono di Dio a noi mortali,
ora Ti hanno ridotto dispensatore di futilità e di regali.
Non trovi più le famiglie unite,
le vedi stanche, depresse e avvilite.
Cercano sollievo nei beni materiali,
trascurando quelli spirituali.
Non vedono la luce Divina che viene dalla tua capanna,
e si lasciano abbagliare da quella effimera e mondana.
E così si trovano sempre più impantanate,
deluse, confuse  e sfiduciate.
I governanti per aggravare la situazione
parlano di pace, ma preparano la guerra,   
il flagello più orrendo che si possa trovare sulla terra.
La soluzione ci sarebbe, ce la indica il Divino,
la buona novella portata da Gesù Bambino.
“Pace in terra agli uomini di buona volontà”.
Questa è l’unica salvezza per l’umanità…

San Silvestro

E’ fine d’anno s’impone un bilancio,
il risultato dipende da come hai agito,
se hai vissuto con amore e slancio
o se invece appisolato hai dormito.

Mi ha detto il mio Angelo Custode,
mettendomi una mano sulla spalla:
“Non devi lavarti le mani come Erode,
datti da fare perché il mondo resti a galla.

Non fare lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia
e vedi quello che succede di disumano,
quante guerre, quanto odio e quanta rabbia,
non puoi dire ,si arrangino, e stare con le mani in mano.

Hai donato una parte del tuo tempo libero,
senza stare tanto lì a pensare
a chi aveva bisogno e al misero
o sei stato a braccia conserte ad oziare.

Quando fai del bene, non aspettarti un compenso,
fallo gratuitamente con amore:
farlo per interesse non ha senso
essere altruista fa bene al cuore.

Se ti sei comportato bene come ti ho suggerito”,
concluse perentorio l’Angelo beato,
“il tuo comportamento al Buon Dio sarà gradito,
altrimenti il tuo bilancio sarà bocciato”.

A voi di buona volontà, che vi date tanto da fare,
senza risparmiare le vostre forze,
solo un grande grazie vi dovete aspettare,
un grazie ed un augurio forte forte.

San Giorgio e Beato Luigi Guanella, Patroni di Trecenta

San  Giorgio  e  Beato  Luigi  Guanella, Patroni di Trecenta

Senti Luigi, come mai ti vedo così corrucciato,
dovresti essere contento. Oggi, 11 febbraio, a Trecenta si fa festa.
Per quello che ha visto l’angelo che ho inviato,
e subito su due piedi faccio protesta.

Io avevo detto, date da mangiare ai poveri e gli orfanelli.
Sai cosa mi ha riferito il messaggero?
Che oggi ha visto a pranzo il Sindaco, dottori e preti paffutelli.
Capisco sono creature del buon Dio anche loro, questo è vero.

Però sono altri che al mio cuore danno pena.
Non i commensali di oggi, per carità
Sono quelli che fanno fatica a mettere il pranzo con la cena.
Gli altri hanno solo il problema che è l’obesità.

Ma anche a te Giorgio, le cose non vano bene a quanto pare.
Hai ragione, la mia casa, che paura, però ora sono contento
Si sono accorti che stava per crollare,
l’hanno salvata all’ultimo momento.

Ora il povero responsabile, a lavoro quasi ultimato,
trovare i soldi ha un bel daffare.
Le lire in euro hanno cambiato,
le entrate si è visto dimezzare.

Ho sentito i vostri discorsi, sono S. Pietro il portinaio del Paradiso
Tu Beato Luigi e tu San Giorgio fate il miracolo
Non con il broncio ma con il sorriso
e fate superare ai vostri protetti questo ostacolo.

Ai tuoi, Beato Luigi, che trovino la strada da te indicata
Che ai poveri e diseredati riservino il loro amore
E tu San Giorgio, rinnova la tua protezione beata
e dì che val la pena di spendere per la casa di nostro Signore

Se con buona volontà e devozione,
pentiti, metteranno a profitto la lezione
Con i due santi patroni anche la Vergine Beata sarà contenta
Dei poveri mortali di Trecenta.

Trecenta, 11 febbraio 2002

Ruoli sbagliati

In un luogo  depresso della Val padana,
si verifica un cosa anomala e strana.
Certi intellettuali hanno cosi poca coltura,
per loro era meglio che si fossero dati all’agricoltura.
Trovi invece operai e contadini,
con certi cervelli svegli e sopraffini.
Non è raro sentire dire “taci contadino”
Il furbo che parla se si specchia si trova davanti un poverino.
Ma essendo lui uno sfacciato,
nei posti riservati è chiamato.
Come si può capire, con la tasta che ha,
dove va finire questa comunità.
Con questo chiaro di luna,
le forze migliori altrove vanno a trovare fortuna.
Il modo giusto per  risollevare  l’ambiente,
è di mandare a casa l’inefficiente.
Lo so tutto questo è pura fantasia,
ma solo così si salverebbe il paese dalla carestia.
La società ha bisogno di menti illuminate,
e non teste vuote anche se laureate.
Solo così il luogo oggi depresso,
domani vedrebbe benessere e progresso.

Il primo amore

Era bella da mozzare il fiato,
o forse ero io che la vedevo così,
ma purtroppo il bel sogno è terminato,
è arrivato un altro e con lui fuggì.

Quanti sonni ho perso,
cosa aveva lui che io non avevo,
non volevo capire che lui era diverso,
aveva la sfacciataggine che io non possedevo.

Con bei vestiti e la moto si è presentato,
io ero figlio di contadini con poche possibilità:
"Ecco il mio principe azzurro", avrà pensato...
Si, io ero povero, ma con tanta dignità.

Un  matrimonio suntuoso, non ha badato a spese,
faceva parte della messa in scena,
tanto che s’è stupito tutto il paese,
ma i creditori non hanno riscosso neanche dopo una novena.

Brusco risveglio dopo il viaggio di nozze,
tutto quanto luccicava non era oro,
e la sposina piangendo sussurrava frasi mozze,
nel stesso tempo le liti si frapposero tra di loro.

Da quello che ho saputo un inferno è stata la sua vita,
la malcapitata tutto questo non lo meritava,
in poco tempo la sua bellezza è sfiorita,
il mio orgoglio tradito, soddisfazione non provava.

Al contrario, il destino per me ha provveduto,
mi ha fatto incontrare una consorte,
che è un angelo dal ciel piovuto,
e tutti i giorni sentitamente ringrazio la sorte,

Quando l'uomo è provato, non si deve disperare,
men che meno godere del male altrui,
il momento avverso può cambiare,
e trasformare in belli, i momenti bui.

Da questa storia per metà triste e metà riuscita,
si deve trarre un insegnamento:
quando si è giovani, si deve stare attenti ad affrontar la vita
perché una volta sbagliato, l’esistenza sarà un tormento.

Trecenta. 03-03-03   

Pregiudizi

Il proverbio dice: “Contadino
scarpe grosse ma cervello fino”.          
Se è così, non si riesce capire
la storiella che sto per dire.
Sono stato in più di un caso testimonio,
al fallimento, o quasi, di un matrimonio.
I due protagonisti, di estrazione sociale diversa,
la stima reciproca hanno diminuita, finché si è persa.
Voi penserete che è stata la gelosia ad entrare in gioco,
no; è stata la differenza sociale a comparire poco a poco.
Caso strano è colpa dell’ignoranza e non del destino,
ad avere la peggio: è quello di professione contadino.
Dall’alto del suo scranno professionale, l’artigiano
apostrofava: “cosa vuoi sapere tu che avevi sempre la zappa in mano”.
Badate bene: aveva  solo la terza elementare,
per i primi tempi, l’offeso lo lasciava fere.
Uno può essere paziente finché si vuole,
Però il giudizio diventa insopportabile al cospetto della prole.
Dillo oggi, dillo domani e in ogni occasione,
non solo in privato, ma anche di fronte ad altre persone.
Anche i figli, plagiati dai discorsi del “sapiente” genitore,
si convinsero che l’altro era un essere inferiore.
Non penserete che l’offeso fosse meno intelligente,
no, era l’altro borioso e strafottente.
Anche per chi crede nella sacralità del vincolo coniugale.
esasperato cede, e finisce per rompere il rapporto matrimoniale.
La stessa situazione si può verificare,
quando i figli, il contadino fa studiare.
L’istruzione li catapulta in un altro ambiente.
e quello che sto per dire si verifica sovente.
E succede che i figli si vergognano un pochino
dalla mamma e del babbo contadino.
Spesso loro sono solo istruiti, e non capiscono per niente,
che anche se con poca coltura, il genitore può essere nato intelligente.
Non so se le mie argomentazioni convincano molti,
però si dovrebbero apprezzare di più i saggi, anche se non colti.
Andando di questo passo lo capirà anche un bambino,
quanto era più sano e bello il mondo contadino.

Preghiera

Sei venuto tra noi.
Ci hai amato.
Ci hai ammaestrato.
Hai voluto
rimanere tra noi.
Ora dal cielo
caro Don Vittorio,
benedici i tuoi
parrocchiani,
che ti ricordano.
Amen

Preghiera

D- Don Vittorio
O- Operatore giusto
N- Nostro riferimento

V- Venuto fra noi
I- I tuoi insegnamenti preziosi
T- Tu ci hai dato
T- Trent’anni sono un vita
O- Offerti hai trecentani
R- Rimasto nei nostri cuori
I- In Paradiso sei certamente
O- Ora benedici noi tutti.
Amen.

 

Ricordo

Caro Don Vittorio,
ad un anno della tua morte
noi tuoi fratelli nella fede ti ricordiamo.
Tu lo sai, oggi gli uomini corrono sempre
più veloci e tendono a dimenticare.
Sappi che noi che ti abbiamo conosciuto
bene, eri e rimani un amico.
Anche se il tuo carattere secco e conciso
qualche volta ci spiazzava, noi vedevamo
in te un’anima buona e amica.
Sempre disposto ad aiutarci e ammaestrarci.
Ora che sei nel regno dei Santi
ricordati di noi peccatori.
Da parte nostra, sappi che pregheremo per te.
Amen.

Posti riservati

Se a  Trecenta volete andare in gita, state attenti,
troverete due signore molto esigenti.
I primi posti hanno prenotato,
con le buone o con il ricatto.
Farle ragionare non c’è verso,
hanno allo studio un pullman che marci per traverso.
Sostenendo che in tal caso, e qui uno s'incanta,
i posti davanti diventerebbero quaranta.
Pensaci bene tu che hai il mal d'auto prima di salire,
l'apposito sacchetto ti potrà servire.
Sarebbe ora che gli organizzatori si dessero una mossa,
altrimenti gli altri gitanti,
vengono calcolati tutti ignoranti.
Chi ha messo in rima queste parole,
non teme il mal d'auto se Dio vuole.
Ma per quelli che  devono accomodarsi agli ultimi posti fa  il tifo
e francamente le signore in questione gli fanno

La politica

La politica è la scienza e l'arte di governare lo stato,
questo, fin da bambino mi hanno insegnato.
Spesso però può diventare una chimera che per la scarana,
induce certe donne ad alzare la sottana.
Se poi in palio c'è il divano,
qualche uomo dà via anche il deretano.
Si è visto certi politici che per i loro errori sembravano spacciati
dopo qualche mese, sotto un'altra bandiera li vedi riciclati.
Un mio avo mi diceva: "La politica  fata de certi è una cosa sporca".
Io dico: "Questa gente meriterebbe la forca".
Quando vedo il marasma nel nostro Parlamento,
mi viene voglia di mandarli tutti in convento.
Non uno normale, ma di clausura,
e che il guardiano perdesse la chiave della serratura.
Sperare in una generazione politica leale e seria!             
Che bella cosa sarebbe porca miseria.
Solo che questa è vera utopia,
perché? Così è, e così sia.

Per chi suona la campana

Oggi 12 novembre 2003,
diciotto eroi hanno dato la loro vita.
Uccisi da un odio feroce e insensato.
Mamme, papà,mogli e figli li piangono.
Molti, ma non tutti pregano.
I politici parlano.
L’opinione pubblica scossa, riflette.
I cittadini portano fiori.
Di questi misfatti di chi è la colpa?
Le nostre colpe, quali sono?
Quando mettiamo il nostro zampino?
Ogni volta che come cittadini del mondo,
prendiamo posizione,questi sono buoni, questi cattivi.
Ogni volta che nel colore della pelle,                                                                               
vediamo un nemico e non un fratello.
Quando le nazioni si schierano le une contro le altre.
Quando il più forte vuole imporsi.
Quando le religioni dividono invece di unire.
Quando non comprendiamo che Dio
ci ha creato tutti suoi figli.
Quando non aiutiamo i poveri e i deboli,
come ci ha insegnato Gesù.
E’ tutto questo che ci rende complici.
Se continuiamo di questo passo, non domandiamoci:
“Per chi suona la campana”.
Perché prima o dopo suonerà anche per noi.