Par esar capii senza difficoltà, lè pruente parlar come i sa insegà. Con sta mania de parlare l’italian, spesso che figure! Se fa ridare anche i can. Da più parti se sente dire ne se parla più in dialetto, e par le nove generazion l’è un difetto. Se core al ris-cio cari i me signori, da ne capirse tra fioi e genitori. La mamma restà in paese in tla so casa dirocà ma pulita, la se trova a disagio e se ghe complica la vita. Quando al fiolo dalla zità al vien farghe visita al ghe parla in modo stran, lu al dise cal parla l’italian. La pora dona la fa na confusion, quando al fiolo al ghe domanda par lavars, il zappon. La corre in tla casona de drio dla cà, e la ghe porta la zappa più grande che la gà. Una putela di bell’aspetto, ma la sea dismentega come se parla in dialetto. Tornà in paese dalla zitta, al negoziante de scarpe la ga domandà: “Mi dia un paio di chiavate”. Al vecetto ricordando le primavere andate. Pronto al ghe risponde: una a mala pena capirai, par do al cuore al me procuraria seri guai. Avendo un bisogno, la nuora in zittà abituà, domanda al suocero il water dove latria trovà. Sta parola al poro omu al nlea mai sentù in vita sua, visto che non al gavea capio, per farsi capire: “Dove si va quando la pancia ha la bua”. Qua in campagna ghen solo un cesso all’aperto e un cadin, risponde gentilmente al poro contadin. Alora sbotta la nuora: “Se non cè il water, caghi no”. Riceve come risposta: “Allora s-ciopa sì”. Somia stà ciaro,par farse capire in modi perfeto, sa ne se sa l’italian le mejo parlare in dialetto.
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L’osservatore maledetto
Sei un osservatore maledetto, puntandomi il dito mi hanno detto. Perché quando vedo che la situazione va in rovina, prendo carta e penna e la cosa metto in rima. Questa volta tocca ad un gruppo di donne intriganti, che sembrano un gruppo di oche starnazzanti. Vanno a gara di chi è più brava, chi sa più fare, ma in concreto sanno solo litigare. Dovrebbero agire con più discrezione, ma non andando d’accordo fanno solo confusione. Danno cattivo esempio, e questo è un guaio, invece della casa canonica sembra un pollaio. A questo punto occorrerebbe un provvedimento, per mettere fine a tanto malcontento. O si comportano in modo decoroso, o si mandano tutte a casa di riposo. Il mio giudizio non è esagerato, e per questo un rimedio và trovato. Chi scrive questo è presto detto, è l’osservatore maledetto.
Origini della polenta
A Bagnolo i mette su al parolo. In Berguarina i sdazza la farina. A Tresenta i mena la polenta. In Vallalta i la ribalta. A Crosetta i la fetta. A Badia i la da via. A Canda i la da via con na stanga. A Baruchella i la rustise sulla gradela. A Zelo, Giazan, e Menà i la magna col bacalà. Morale: Adesso a sen tutti siori e la polenta, le deventà na prelibatezza succulenta. Par i nostri antenati chi condusea na vita agra, la iera balsamo, anca sla ghe fasea venere la pelagra.
L’onorevole
L’onorevole anche se non merita è osannato,
non solo dalla plebe anche dal prelato.
E all’ora se gli ultimi saranno primi?
Tu ultimo abbi pazienza,
solo dopo morto, non dagli uomini ma da Dio avrai riconoscenza,
Perché come ha detto un saggio,
le opere buone, spesso si realizzano con le bugie dei politici
(e io dico non solo) e la carità dei poveri.
evidentemente oggi c’è ancora qualche credulone.
Ad ognuno il suo dio
Il dio del vilan l’è la cariola, al so spirito sant le la badila. La sira quand al vien a casa el ne cata nient da zena, al s’tira in t’on canton e pol biastema. “Come le stada, come le andada?” La domanda la muier tuta sconsolada. “Al paron al vol darme men de quel ca me son quadagnà, e al sindacat a zonta al ma abandonà. E par farghe rabia e dir la me rason in malatia me met da bon.” La muier rispose “Bravo furbo al me coion, cusì lori i magna a crepa panza e ti gnanca un bocon.” Tlo se, che i schei ie finii e adesso a sen senza, tanto che i ponteghi con le lagrime ai oci i vien fora dalla cardenza. Porta e pazienza,e va a laorare caro al me poltron, se no stasera te dago da magnare col baston. Convinzete cle sempre sta cusi, e ne ghe gente da fare, noantri doven tasere e laorare. Giugno 1975
Ode al vino
Quando nella Sua opera il Creatore mise il pane e il vino al posto d’onore, tanto che quando sacrificò Suo Figlio per la nostra redenzione, tramutò il pane e vino nel suo corpo per evitarci una sicura dannazione. Un fraticello paffuto e rubicondo, interrogato, perché volesse tanto vino nel calice versato, rispondeva: “Se penso che questo si tramuta nel sangue di Cristo, quanto è bello! Senza sforzo ne berrei un caratello.” Con queste mie argomentazioni, Buon Dio, non vorrei essere irriverente, ma so che mi perdoni, Tu sei il Sommo Intelligente. Qualcuno dirà: “Ma a questo, il vino piace assai.” Solo un buon bicchiere a pasto e quando sono nei guai. Per noi italiani è un vanto, perché abbiamo Chianti, Barolo, Tocai e Vin Santo. Scherzi a parte, questa è la questione, come le donne, il vino va preso con moderazione. Però, mentre le donne i guai te li procuran, a quanto pare, un buon bicchiere di vino te li fa passare. Forse è vero che bacco, tabacco e Venere riduce l’uomo in cenere, ed è una soluzione poco gradita, però è meglio finire in cenere che privarsi di gustar la vita. Quando vedo questa gente pasteggiare bevendo coca, birra ed altre brodaglie, un colpo di dolore allo stomaco mi coglie. In vino veritas, si dice di questa bevanda eterna, la consiglierei anche a chi ci governa. Perché quello che ci promettono in campagna elettorale già si sa, non corrisponde quasi mai a verità. A questo punto si conviene, un bel brindisi ci sta bene. Questo bicchier di vino di storto legno più se ne beve più si perde l’ingegno, con l’acqua si innaffia le piante e i fiori, evviva la compagnia di questi signori.
Il matrimonio
Unirsi in matrimonio è imbarcarsi in due in un’avventura,
nel corso della quale puoi trovare mille insidie.
La riuscita dipende da come si affronta.
Il segreto è stabilire alcuni punti fermi!
Non devono esserci disparità.
Uno padrone, l’altro il servitore.
Uno che decide, l’altro che esegue.
Uno che ozia, l’altro che lavora.
Se si vuole che l’attraversata riesca,
i comportamenti che si devono seguire sono questi:
Nei momenti di gioia, gioire insieme.
Nei momenti di dolore, stare uniti.
Nelle controversie, discutere ma non litigare.
Evitare che il volere di uno prevalga su l’altro.
Se uno dei due entra in crisi,
l’altro si fermi, e l’aiuti.
Ben si uniscano altri passeggeri,
I figli per il matrimonio sono il cemento.
Sono una benedizione di Dio.
I nipoti poi sono una lampadina
che si accende quando sta per farsi sera.
Qualcuno dirà: “Pensate di essere degli esperti”.
Rispondiamo: “No, ma la nostra barca naviga da quarant’anni.
Abbiamo navigato con il sole,
ma anche attraverso qualche piccola tempesta.
Non abbiamo mai perso la rotta,
e se a Dio piacerà, speriamo di raggiungere la meta”.
La mascotte del quartiere
C’è un bel bambino, lo dovreste vedere,
per la sua vivacità è la mascotte del quartiere.
Lo trovi nei parchi e nei giardini,
dove si riuniscono a giocare i bambini.
Sotto lo sguardo vigile delle bambinaie,
che per lo più sono le loro nonne vispe e gaie.
Da qualche giorno ha incominciato a camminare,
ed è uno spasso vederlo sulle sue gambine barcollare.
Tutti lo chiamano, tutti lo salutano con simpatia,
lui le fa sempre un sorriso di cortesia.
Ha solo un anno di età,
ma ne dimostra il doppio per la sua personalità.
Vuol vedere tutto le manca solo la parola,
ma troverà presto anche questa adesso che va a scuola.
Con il suo fare disinvolto, il furbacchione,
si fa notare da tutte le persone.
Quando sorride con i suoi occhi color del mare,
da tutti quelli che incontra si fa amare.
E’ arrivata l’ora di svelare il suo nome,
si chiama Giacomo il birbone.
E’ la gioia della mamma e del papà,
e i nonni non nascondono la loro felicità.
Tutti i bambini del mondo sono un dono di Dio,
Giacomo è uno dei più belli, e questo permettetemi lo dico io.
Maria, la sempre presente
Maria, eri presente: quando ho pronunciato il mio sì davanti all’Altare. Tu protagonista alle nozze di Cana. Maria, eri presente: in sala parto quando mia moglie mi ha dato un figlio. Tu la mamma delle mamme nella grotta di Betlemme. Maria, eri presente: nella mia povera casa quando ho deciso di rendermi indipendente. Tu stella del focolare nella casa di Nazareth. Maria, eri presente: nella corsia di ospedale quando ero ammalato per consolami. Tu la consolazione degli afflitti. Maria, eri presente: quando sono stato colpito negli affetti più cari, la morte dei genitori, dei fratelli, degli amici. Tu con lo sguardo addolorato come sul Calvario mi hai rincuorato. Maria, sei presente: nei momenti in cui mi trovo impotente di fronte alle cattiverie del mondo. Tu mi esorti a confidare in Tuo Figlio e non disperare. Maria, sei presente: nei miei momenti di gioia. Tu partecipi con il Tuo sorriso Beato. Maria, sei presente: quando ti prego all’alba, mezzogiorno, sera, notte, con il Padre, il Figlio e Spirito Santo. Maria ti supplico: sii presente anche nel giorno che Dio Vorrà chiamarmi nel suo regno. Ti ringrazio Maria, Tu l’Immacolata sempre presente. Amen.
Maria bontà infinita
Maria bontà infinita, pur essendo figlia hai generato la vita. Ti si confà il titolo di vergine, senza sminuire quello di madre. Le madri terrene donano la vita generando, e se fosse necessario darebbero la loro per i figli. Tu Madre celeste le hai superate tutte. Ci hai donato il Redentore a Betlemme, e con lui, una parte di te e morta sul Golgota. Lo hai fatto non per il Tuo tornaconto, ma per agevolare l’opera di Tuo Figlio. Non contenta, hai accettato di diventare nostra madre. Sotto la Croce si sono sentite queste parole: “Madre ecco tuo figlio, figlio ecco tua madre”. Giovanni in quel momento ci ha rappresentati tutti, anche se noi indegni tuoi figli spesso lo ignoriamo. Grave è la nostra condotta quando Ti ringhiamo. Quando a nostra volta non doniamo la vita. Quante mamme sopprimono la vita di figli che portano in grembo. Quanti padri vedendo questo, si voltano dall’altra parte. Maria, il movimento per la vita ha bisogno del Tuo aiuto, salva questi tuoi poveri figli. Fa che noi Ti aiutiamo a salvaci. Fa che le tue immagini non restino solo simboli, ma ci facciano capire la tua grandezza. Sarebbe imperdonabile per noi, vanificare l’opera Tua e di Tuo figlio. Per le nostre mancanze meriteremmo il castigo, ma Tu la madre delle madri questo non lo permetti. Allora in coro Ti diciamo, grazie Maria Madre nostra. Amen.
