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Uccellino

Eri un uccellino dalle piume variopinte.
Cinguettavi motivi melodiosi.
I tuoi occhi erano del colore dei miei.
Il tuo cuore era fratello del mio.
Mi hai allevato e coccolato.
I giorni passano.
Ti sei trasferita in un altro nido.
Eri entusiasta e felice.
Hai dato la vita a tre pulcini.
Uno con il tuo carattere,
due più ribelli.
Il tuo compagno si rivelò supponente.
Tu quasi scienza colpa,
hai dovuto espiare quelle degli altri.
Il calvario crebbe.
Le piume caddero.
Ti lasciarono nuda.
Hai smesso di cantare.
Sei caduta in depressione.
Non sei stata capita.
Eri diventata un peso.
Tu che per natura sei nata libera.
Ti hanno chiusa in una gabbia prigione.
Era primavera, era Pasqua.
Ti hanno aperto la porticina.
Ti sei affacciata,
sei rimasta delusa ancora una volta.
Hai preferito volare in cielo.
Tu sei buona, non serbare rancore.
Se hanno sbagliato Dio giudicherà.
Io ti sento sempre cui con me,
con noi, quelli che ti hanno amato.

Un Dio su misura

In questi giorni radio, tv e giornali parlano 
quasi solo di guerra.                                                                                                        
 Proclami e richieste di aiuto a Dio si accavallano.
Bush, esorta il suo dio di aiutarlo a sbarazzarsi
dell’avversario di oggi, che era l’amico di ieri,
e afferma l’ora del giudizio è vicina.
Saddam, chiama in suo soccorso Allah esortandolo
che lo aiuti a schiacciare l’infedele.
Papa Wojtyla Giovanni Paolo II non si stanca
di pregare il Dio di tutti gli uomini di buona volontà
il Dio della pace a favore del buon senso.
Sostenendo che le controversie vanno risolte
con la diplomazia e la buona volontà,
la guerra fa più danni, dei problemi che risolve.
Come si può pensare a un Dio che voglia la morte,
di bambini, donne, e vecchi, la distruzione di case,
strade, ponti chiese e moschee.
A tutto questo il vero credente si ribella,
e invece fa proprie le esortazioni del Papa 
solo con la preghiera, e la buona volontà,
da parte di tutti, l’umanità può trovare la 
vera pace, quella del Dio di tutti gli uomini.   

Vecchio avvisino

Ieri notte ho sognato,
che dalla mia coscienza sono stato interrogato.
“Come hai vissuto la tua esperienza”.
La risposta la vuoi sincera o con indifferenza.
Guarda con tè voglio essere sincero,
anche perché tu hai il modo di giudicare se sono falso o dico il vero.
Dipende dall’umore, quando sono pessimista la penso in questo modo:
“che all’inizio sono stato coccolato,
poi il mio sangue ho donato,
e alla fine dalla dirigenza abbandonato”.
Però si come un avvisino non può essere pessimista ti dico:
“Quando sono stato scelto mi sono sentito lusingato,
orgoglioso di avere il prossimo aiutato,
e da te mia amica coscienza ringraziato”.
Lei con fare austero ed impettita,
mi disse:” Nel bene e nel male cosi è la vita”.
A questo punto mi sono domandato:
“Questo sogno lo fatto da sveglio o da addormentato”? 

Il volontario

Frutto del tempo libero e per aiutare l'ammalato,
è nata una nuova occupazione: il volontariato.
Se vai per caso in ospedale,
vedi figuri con tuniche bianche, verdi e gialle.
Sai chi sono? “I gruppi di volontariato
che ognuno a suo modo è organizzato".
Ti domandi, c'era bisogno di tanti colori?
O forse non vanno tanto d’accordo tra de lori…
Fare queste opere ci vuole tanto amore e tatto,
spesso ti accorgi che il lavoro l’hanno improvvisato
Ricordo quella bambina, che per fare un'opera buona,
ha fatto attraversare la strada, senza bisogno a sua nonna.
Senti dire spesso: “Cosa viene fare in ospedale,
che a casa loro hanno dei famigliari che stanno male”?
Ne conosco uno molto originale,
ripete che sempre che le cose al mondo vanno male.
Non contento di portare il camice come un Dottore.
ora si è messo a fare il moderatore.
Nel suo modo di parlare ricercato,
sfilza sempre in mezzo la legge di mercato.
A chi non  conosce le sue opere e il suo zelo,
sostiene che il tutto è frutto del suo vangelo.
Non per tutti, ma per qualcuno,
un proverbio è opportuno.
“Quando al corpo se frusta
l'anima la se giusta”.
Se i sbaglia loro o sbaglio io,
questo lo sa solo il buon Dio.

L’uomo venuto da lontano

Trenta anni fa ho conosciuto un uomo venuto da lontano.
Che avesse tutte le caratteristiche di un buon amico lo si notò subito.
In seguito la sua missione lo portò verso altri lidi, per un lungo tempo.
Ogni incontro occasionale era una conferma che avevo trovato un buon amico.
Come in tutte le belle storie le strade si sono incontrate nuovamente.
E' intelligente, ma mai saccente.
E' generoso oltre ogni limite.
E' modesto ma mai remissivo.
E' accondiscendente ma esigente.
E' testardo verso se stesso e pensa che il  riposo sia un lusso per i ricchi.
Mette il dovere prima della salute.
E' buono da far venire rabbia.
La natura, oltre tutto, lo ha dotato di una voce invidiabile.
Da esempio a fare il bene, nei momenti di gioia e nei momenti dolorosi.
Penso che qualche volta si senta solo. Ma non deve mai sentirsi abbandonato, né da Dio,
che serve come pastore,  né dagli amici che lo stimano.
Avete capito bene. E' il nostro Don Ferdinando.
Ora è un momentaccio, ma sono sicuro che presto tornerà il sereno.
Essergli vicino e pregare il Buon Dio per lui ora è un dovere.
Maria  Santissima lo protegga dal cielo.
Essergli amico è un onore, specialmente quando il rapporto non nasce dall'esterno
ma viene dal cuore.

Trecenta, 2001

Non è mai troppo tardi

Dedicato all’università popolare

Per imparare cose nuove non è mai troppo tardi, ne ho le prove.
Sei anziano ma dove vuoi andare!
Se vuoi sapere all'università popolare.
Non avrò la mente lucida dei ventenni,
ma ho l'esperienza di vita dei sessantenni.
Se poi ti aspetta una buona compagnia,
è la migliore cosa che ci sia.
Quando i professori sono di prim'ordine e con capacità,
s'impara sempre a qualsiasi età.
Argomenti come arte, medicina, letteratura ed economia,
mi sono appassionato anche di astronomia.
Quando una cosa è nuova e non si sa,
ti riempie di stupore ad ogni età.
Come in tutte le scuole ci sono i più e i meno diligenti,
ma nella nostra c'è posto anche per i poco intelligenti.
Perché nessuno si offenda, sia chiaro,
c'è posto anche per me che sono un somaro.
Se il modo do vestire dei maschi è abbastanza trasandato,
quello delle femminucce è moderno e ricercato.
Però a differenza di quarant'anni fa, almanco,
non mi risulta girino bigliettini sotto banco.
Si sente dire che a Trecenta non nasce mai niente,
invece siamo un numero più che soddisfacente.
Come un pacco regalo ben confezionato,
lo devi guarnire con un nastro colorato.
Il nostro nastro niente meno ha i colori dell'arcobaleno.
Perché se Dante ha avuto per musa Beatrice,
noi abbiamo la più brava coordinatrice.
Per finire a questo punto ben ci sta,
evviva tutti noi e l'università…

Trecenta, 2001

pubblicata in Experienzia, giornale Università Popolare Polesana, anno 2004

Trecenta orsù rallegrati

Trecenta orsù, rallegrati
degli avi il giuro è sciolto:
per sempre il nero crimine
é vendicato e tolto.
Dell’ardimento ignobile,
degli scomparsi eroi,
l’orma fatale a sperdere
tardi arrivammo noi.
Ma senza colpa e vergini
Del vile disonor:
Viva San Giorgio,
stirpe d’eroi,
evviva il simbolo
da vita a fe’.
Dall’alto guardaci, sian figli tuoi,
vogliamo vivere vicino a Te,
vogliamo vivere vicino a Te.

A tavola non si invecchia

Dopo un incontro di preghiera non c'è niente di male,
se fa seguito una riunione conviviale.
Anche Gesù dopo una giornata a far miracoli e predicare,
si riuniva con gli Apostoli a mangiare.
Così è stato e allora così sia,
si  fa per stare in compagnia.
Ci si accontenta di pinzin e salame,
preparati dalle mani d'oro delle nostre dame.
Don Ferdinando lo vedi contento e se mangia troppo,
gli altri assicura: farà digiuno il giorno dopo.
Tonino presidente e organizzatore,
mangia di gusto ed è sempre di buon umore.
Giorgio uomo scaltro e di mestiere,
non per niente ha studiato da ragioniere.
Venicio non riesce mai a star seduto,
tuttavia dal piatto fa sparire tutto.
la Rosina mi domando, come farà?
Ad essere sempre dappertutto alla sua età.
Vito e la Teresa sono una coppia affiata,
non ci credo se dicono di mangiare solo insalata.
Ci fa compagnia Emma ed il marito Dottore,
di continuo allegro e buon mangiatore.
L'Antonietta è una signorina dalla Fratta,
e noi volentieri l'abbiamo adottata,
non senza una parte di  interesse, e dico il perché,
quando veniamo in canonica ci offre sempre il caffè.
Tutti in coro all'unanimità si ammette,
siamo un gruppo di buone forchette.
Chi scrive è un'impiccione, la cosa è sicura,
che volete mai, è un vizio di natura.
L'importante e non può far che  bene,
è il passare una serata allegra…tutti insieme.

Sonetto alla puntualità

E’ sicuro che la puntualità,
ogni uomo quando nasce nel sangue già ce l’ha.
A chi manca, già da bambino se osservi attentamente,
arrivare in ritardo non le importa niente.
Poco male, senti commentare,
crescendo in orario imparerà ad arrivare.
Passano gli anni, ma il testardo,
continuerà ad arrivare sempre in ritardo.
Non si accorge che è un brutto modo di fare,
e sempre da chi lo aspetta si fa rimproverare.
Non c’è niente da fare,non vuole imparare la lezione,
e non si accorge che è segno di poca educazione.
Non sa come è tranquillo chi per tempo è arrivato,
al contrario di lui che arriva sempre trafelato.
Se poi arrivi in ritardo ad una conferenza,
oltre a non capire il discorso, agli altri fai perdere la pazienza.
Se lo scopo è quello di essere notato,
ti sbagli: sarai solo criticato.
A tutti  almeno una volta è successo ritardare,
ma scusandosi si è sentito perdonare.
Al contrario del ritardatario incallito,
che quando arriva è segato a dito.
Stai attento a non perdere la partita,
ed arrivare in ritardo all’appuntamento con la vita.

San Valentino

Anche i matusa come noi, da S. Valentino,
si sentono tornare il cuore da ragazzino.
Il bel sentimento che parte dal cuore,
è rivolto sicuramente alle nostre signore.
Durante l’anno ci fanno incavolare,
oggi però le dobbiamo perdonare.
I meriti e le colpe si è sempre sentito dire,
a metà si devono spartire.
Perché loro ribadiranno: “Con tutto quello che ci fanno sopportare”…
Siamo sinceri, se non ci fossero le dovremmo inventare.
Oggi, giorno di S. Valentino,
facciamo loro un brindisi, non solo col vino.
Non vergogniamoci, appelliamoci  al nostro cuore,
facciamo gli auguri e diamo un bacio alle nostre signore.

Trecenta, 14 – 02 – 03