Le ex cave di Trecenta

Se ti dirigi ad ovest di Trecenta, trovi cartelli che segnalano la presenza dei Gorghi. Questa zona è vincolata, a ragione, come bene ambientale in quanto per loro caratteristica, sono unici. La loro origine è da attribuire alla grande massa d’acqua che molti secoli fa defluiva verso il mare, e nelle depressioni vallive, trovando ostacoli, formava vortici e specchi. Non hanno né affluenti né emissari, si alimentano da falde sotterranee, e salvo rari momenti di forte siccità, mantengono sempre lo stesso livello.

Non altrettanto conosciuta è la presenza delle “Cave di Trecenta”. Esse si trovano a poca distanza dal paese, verso sud, totalmente ignorate, pur essendo diventate vere e proprie zone verdi e acquatiche, regno ideale per molte specie di uccelli e animali selvatici.

Nessuno si occupa della loro sopravivenza, anzi, per un periodo di tempo sono state adibite a discarica a cielo aperto, voluta non solo dai proprietari, ma tollerata anche dai responsabili comunali di allora. La cosa era nata in sordina come sempre, le immondizie erano scaricate e poi bruciate, il fumo acre appestava tutta la zona e se non fosse stato per  l’esasperazione che tale schifezza provocava, (Napoli ci insegna), capitanati dal Sig. Regolo Scadovelli, tutti i confinanti fecero un tal casino e ottennero che il misfatto cessasse, non senza qualche minaccia dei perdenti.

Anche se, al contrario dei Gorghi, le Cave sono opera dall’uomo, esse non sono meno importanti e chi si oppone alla loro rivalutazione e si ostina a non farle conoscere si macchia di un grave peccato.

La loro origine

Esse si trovano a circa un chilometro dal paese di Trecenta e a 500 metri dalla vecchia Fornace alla quale hanno fornito per molti anni terra per fare i mattoni.

Cinquant’anni fa quasi tutti i paesi della zona avevano la loro “fornace”: a Trecenta, Bagnolo Po, Zelo, Salvaterra, Calto, Ficarolo. Pur essendo un lavoro massacrante, in buona parte fatto a mano o con mezzi rudimentali, molte famiglie vi avevano trovato il modo di sbarcare il lunario. Con l’introduzione di nuove macchine e la produzione a carattere industriale, le piccole fornaci scomparirono per fare posto a poche grosse industrie di laterizi. La Fornace di Trecenta è stata una delle ultime a cessare la produzione ed ancora oggi si possono vedere alcuni capannoni che servivano come ricovero dei macchinari. Un’altra testimonianza sono appunto le “cave”.

Come avveniva il trasporto

Adesso si vedono grandi bulldozer che caricano la terra sugli autocarri per il trasporto sul luogo di utilizzo. Ma non succedeva così 50 anni fa. A quei tempi gli attrezzi adoperati erano carrelli, rotaie dove farli correre, badili e forza di braccia. I carrelli, cassoni ribaltabili su ruote, venivano caricati con la pala e poi spinti a forza di braccia lungo le rotaie, quando erano in piano tutto andava abbastanza bene, ma non potete immaginare la fatica che si doveva fare per salire sul cumulo di terra con un dislivello di parecchi metri. La fabbrica dei mattoni era già operativa prima della seconda guerra mondiale.

Durante la guerra lo stabile ospitò un deposito di merci accumulate dalle forze tedesche di cui non si sa molto perché solo in pochi avevano il permesso di entrare nei locali. Merci che, negli attimi successivi alla fine della guerra, mani laboriose fecero man bassa. Dopo la guerra la fornace riprese la sua attività normale e la situazione degli operai non cambiò più di tanto. I tradizionali badili manovrati dalle braccia furono poi sostituiti da rudimentali pale meccaniche.

Una volta caricati, i carrelli venivano trainati da cavalli, i quali rispondevano agli ordini del sig. Dante Ghiotti. Anche i cavalli furono sostituiti da trattori.

La vita della fornace in seguito, visse fortune alterne. Ad un certo punto fu ristrutturata e attrezzata con macchinari già vecchi e dopo qualche anno, verso gli anni ottanta, cessò definitivamente l’attività. Il camino fu abbattuto e gli stabili divisi ed adibiti a magazzini.  L’unica cosa interessante che è rimasta sono le cave di cui stiamo parlando.

Le cave come le vediamo oggi

Questo luogo umido se fosse tenuto bene sarebbe, dal punto di vista naturalistico, una cosa splendida, un vero gioiello. Nonostante il degrado in cui è stato lasciato dagli attuali proprietari, negli specchi d’acqua e al riparo delle piante spontanee, trovano rifugio molte specie di uccelli, da quelli stanziali a quelli di passo: starne, folaghe, anatre, oche, usignoli, merli, fringuelli, passeri, tortore, gallinelle d’acqua. Solo un esperto e amante della natura potrebbe continuare. Quando si sveglia la natura, in primavera, si sentono concerti melodiosi.

Oltre a salici verdi e gialli (strope), acacie, pioppi, gli stagni danno la vita a piante palustri: paviera, canna palustre, caretto, giunchi. E’ l’ambiente favorevole anche ad animali come lepri, conigli selvatici ecc. Nelle sue acque vivono diverse specie di pesci e rane di tutti i tipi, perfino rane bue. Specialmente in primavera, sia all’alba che al tramonto le rane gareggiano con gli uccelli intonano cori stupendi. Ultimamente a dire il vero questi ultimi hanno una vita più difficile a causa dell’inquinamento, causato da pesticidi e veleni usati in agricoltura, da gente senza scrupoli e poco controllo.

Come si può vedere è una risorsa per la zona e quindi dovrebbe essere tutelata. Per fare questo ci vogliono risorse, impegno e competenza. Dopo un periodo di totale abbandono il degrado raggiunto era spaventoso. Ora le cose sembrano in via di miglioramento, ma c’è voluta la laboriosità di due persone squisite, padre e figlio, che dedicano il loro tempo libero ottenendo risultati apprezzabili. Hanno tracciato sentieri, camminamenti, posti di avvistamento, pulito il sottobosco. Tutti lavori che costano sacrifici, tempo e danaro. Sarebbe cosa apprezzabile se anche altre persone sensibili collaborassero volontariamente visto che le istituzioni pubbliche di queste cose si disinteressano. Purtroppo si trovano più spesso persone incivili, poco educate, che con il loro scorazzare, deturpano il poco che è stato fatto e molestano gli animali e gli uccelli che abitano il luogo. Mi duole purtroppo constatare che ultimamente le cose  stanno peggiorando.

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