Fenomeno quasi unico che molti naturalisti ci invidiano, ma che noi non apprezziamo nel giusto modo.
Percorrendo gli antichi rami del Po si trovano zone umide dette gorghi.
Sicuramente se ne accorge chi transita la strada provinciale: Badia Polesine – Trecenta – Ceselli, trovando dei cartelli che segnalano la presenza dei Gorghi di Trecenta. Il termine gorgo indica una cavità o specchio d’acqua tranquillo. Zona vincolata come bene ambientale da salvaguardare, (e hanno perfettamente ragione), perché per le sue caratteristiche, tale zona, è unica nel suo genere. Difficilmente nello spazio di qualche km. quadrato si trovano specchi d’acqua come questi.
La loro origine è controversa, ma questo non toglie l’interesse che i naturalisti danno a questi laghetti, che sono alimentati solo da fenomeni naturali: precipitazioni atmosferiche, e sorgenti sotterranee, questo spiega perché il livello delle loro acque è sempre più o meno lo stesso, pur non avendo ne emissari ne immissari, senza che queste acque intorpidiscano ne marciscono come fanno le acque stagnanti. La tesi più verosimile sostenuta dagli esperti è che centinaia di anni fa in questa zona transitasse un ramo del fiume Po, quello detto di Este (in tempi remoti si sostiene che il Po invadesse anche i Padovano). Nel corso dei secoli questo ramo per fenomeni naturali venne coperto dalla terra, ma che ancora adesso in profondità se ne trovano le tracce, le quali salendo in superficie alimentando questi specchi d’acqua.( Chi scrive è un ammiratore del fenomeno ma non un esperto,
e gradirebbe contattare chi ne sa di più). A chi può interessare diciamo che già a Pissatola frazione di Trecenta, si trova uno di questi gorghi, chiamato Malòpara proseguendo si arriva alle porte di Trecenta, fra le “scalinà e il vecchio Ospedale se ne poteva trovare un’ altro ( negli anni trenta e stato interrato, peccato), la stessa sorte e toccata al Gorgo Spino che si trovava a est de del paese sulla strada per Bagnolo Po, ancora oggi via Gorgo Spino, questo e stato trasformato in riserva di pesca, l’intervento dell’uomo gli ha fatto perdere le sue caratteristiche, peccato.
Dall’altra parte de paese a ovest in via Argine Bottazza a due km dal centro, troviamo a sinistra il Gorgo Bottazza, e a destra il Gorgo della Gaspara, tutti e due con qualche modifica sono utilizzati per l’allevamento del pesce, se guardiamo dal punto di vista economico sono una risorsa, però da quello ambientale una rovina. Fatti qualche centinaia di metri proseguendo per una strada sterrata ne troveremmo uno (se non fosse stato colmato) che si chiamava Gorgo Canalizzo, o gorgo Bianco.
Sorte diversa per fortuna è stata riservata a un bel gorgo sopravissuto, la sua caratteristica è l’essere diviso in due dalla strada, lo troviamo un poco più avanti a destra e sinistra, il Gorgo Magon.
A questo punto il viaggiatore è costretto a spalancare gli occhi , perchè la scena che si troverà davanti lo farà rimanere a bocca aperta, trovandosi in presenza del più bello e più famoso dei Gorghi, il Gorgo della Sposa, chiamato così perché pare ( come dice la leggenda) che in quelle acque sia annegata una sposa infelice che ha preferito al posto di sposare l’uomo non amato di morire annegata.( la storia romanzata la troviamo in un libro scritto dalla Dottoressa Vacari).
Anche il Prof. e Poeta Ario Stevanin ha scritto una poesia tragica sull’argomento dal titolo:
“La dolorosa storia della sposa infelice, tradita e scassinata”, sobrio e serio, anche se di quando in quando usa frasi spassose, specialmente quando pronuncia la morale finale.
Riprendendo il nostro viaggio a poca distanza 200 metri in linea d’aria si trovava “Al Gorghin” o Gorgo della Marzanata o Zùcolo, anche questo ha subito la brutta sorte di essere interrato. Invece a 3,5 km da Ceneselli troviamo il Gorgo di Magherino. Sarebbe meglio dire i Gorghi di Magherino, perché il canale che lo attraversa li ha divisi in due. Il canale fu costruito con la bonifica effettuata dal 1609 al 1625, voluta dall’allora Marchese Bentivoglio allo scopo di prosciugare le valli del basso Veronese. Ancora oggi tale opera si chiama il Cavo Bentivoglio.
Come si può capire i Gorghi di Trecenta, sono una realtà interessante sia dal punto di vista storico che paesaggistico e vale la pena ribadire che per fortuna sono vincolati.
Per renderci conto di quanto siano preziosi questi specchi d’acqua, specialmente i Gorghi Sposa e Magon è bene ricordare che vi nidificano molte specie di uccelli quali il tufetto, la gallinella d’acqua, la folaga, il picchio rosso maggiore, la ballerina bianca, il cannaiolo, il cannaccione, il pendolino, la gazza, la cornacchia e sono specie in fase di estinzione quali il tarabusino, il torcicollo e la sterpazzola.
Non meno interessanti sono le piante d’acqua quali cannucce di palude, mazzorde, ninfee, nunnufero, salcirella e giaggiolo. Oltre ad alberi quali salici bianchi, pioppi neri, aceri campestri e rubinia.
Abbondavano i pesci come lucci, pesce gatti e tinche e le rane quali la raganella, rana verde, rana agile “al sultano”.
Detto questo speriamo che anche i più scettici si convincano che queste sono zone uniche e si devono salvare a tutti i costi. Sappia l’uomo che distruggendo la natura distrugge se stesso. Alcuni dati storici sono stati tratti dal sito web “I Gorghi Polesani” (http://www.smppolesine.it/gorghi)