11 settembre, un anno dopo

Da molti giorni è un'ossessione,
sui giornali, radio e televisione.
Si parla, un anno fa è successo un fatto tremendo,
non riconoscerlo sarebbe un fatto orrendo.
Migliaia d’innocenti hanno perso la vita,
e tutti ci siamo accorti che un'era è finita.
Quello che non capisco è il Presidente U.S.A. oggi lo vedi in preghiera
e domani alle Nazioni Unite va a parlare di guerra.
Vuol fare guerra ad un dittatore disumano
e non ricorda che i suoi predecessori le hanno dato una mano.
Dicevano possiede l'oro nero, il  petrolio,
è meglio tenercelo amico e qui è nato l'imbroglio.
Ben presto si è rivelato inaffidabile,
per fermarlo e decretare l'embargo è stato inevitabile.
Dell'embargo se ne fa un baffo, non lo sfiora nemmeno,
e il peso del dolore lo sopporta il popolo iracheno.
Donne, vecchi e bambini senza pane e medicine,
e i gerarchi hanno invece ville, parchi e piscine.
Di pace e disuguaglianza se ne parla all'infinito,
però quello che conta è sempre il profitto.
Per il Buon Dio non fa granché differenza,
se le vittime sono di un piccolo paese o di una grande potenza.
Da questi fatti, impariamo la lezione,
invece del portafogli  facciamo funzionare la ragione.
La guerra è un flagello ne abbiamo le tracce,
e con tutte le nostre forze cerchiamo la pace.  
preghiamo Maria e suo figlio Gesù,
e speriamo che di queste tragedie non ne succedano più

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