Morire a vent’anni

A ricordo di suo zio Amedeo, morto in Grecia, nel 1943.

Avevo vent’anni, non mi ero mai allontanato da casa.
Arriva una cartolina, devi partire per il militare,
dove servirai la patria.
Di questa parola “Patria” ne avevo sentito parlare a scuola.
Me ne parlò mio padre, lui l’aveva servita nella guerra 1915-18.
Mi hanno sempre fatto paura le parole sacrificio ed eroismo.
Arrivato a destinazione fui stordito dalle parole:
“Dovere, disciplina, fedeltà, servizio”.
Ancora inesperto e poco addestrato,
fui trasferito in Grecia, al fronte,
l’impatto fu terribile, un inferno.
Una notte scura e fredda, rischiarata solo dai bagliori delle fucilate.
Il nemico era invisibile avvolto dal buio.
Una voce imperiosa gridava:
“Avanti, avanti, deve essere una sorpresa”.
Fui colpito in pieno petto,
un forte dolore invase il mio corpo.
Una macchia rossa inondò il mio panciotto.
Caddi nel fango gridando disperatamente:
“Mamma, papà, Dio, dove siete? Aiutatemi, 
Patria, fratelli, almeno ricordatemi”. 
Poi il silenzio.
 

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