Il gigante e i disperati

Era un tranquillo mattino di fine estate,
quando due tuoni infernali le due torri hanno massacrate
Grida, sgomento, morte e terrore,
questo ha visto lo stupefatto spettatore.
Si è subito pensato: “Chi è il brigante,
che ha voluto colpire il colosso, il gigante?”
Subito dopo le prime immagini, c’era che frugava nelle macerie,
dolore, disperazione, rabbia e quante miserie.
A questo punto è d’obbligo una riflessione e una domanda:
dove è andata a finire la prevenzione di chi comanda.
Capisco poco di controspionaggio, FBI, CIA e sicurezza dello stato,
ma in questo caso si può pensare che il gigante fosse addormentato.
Si sapeva bene che gli allievi talebani, ben addestrati,
contro il gigante si sono ribellati.
Agire così, come hanno fatto i terroristi, è un comportamento infame,
ma tu gigante con la pancia piena non hai mai provato la fame.
E si dovresti averli visti quei reietti,
vivono ai margini delle tue città, ammassati nei ghetti.
Tu ti sei sempre eretto despota e giustiziere,
non è in questo modo che si esercita il potere.
Tu mandi sulla sedia elettrica e nelle camere a gas
I poveri negri, indios, portoricani e mandi liberi i potenti e i rais.
A lungo andare, anche un santo si può ribellare.
Ora gigante fermati e rifletti,
cerca di porre rimedio ai tuoi tanti difetti.
Oggi più nessuno si incanta,
non metterti anche tu a fare la guerra santa.
I morti e le vittime innocenti,
gridano vendetta a Dio anche si i misfatti sono commessi dai potenti.

Trecenta, settembre 2001

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