Il Fiume Tartaro

Amico fiume della mia gioventù

Bello quando mi specchiavo nelle tue acque limpide.

Caro al mio cuore di bambino.

Davi alimento a pesci, sfamavi branchi di oche e anatre e le mucche si abbeveravano.

Era uno spettacolo, oggi morirebbero avvelenate.

Fratello fiume come ti hanno ridotto, e pensare che un tempo le tue acque erano così limpide che si  potevano vedere i pesci nuotare sul fondo .

Guardare i pescatori con le loro barche era uno spettacolo, le loro movenze erano così leggere, ma la durezza la si leggeva nei loro volti e spesso il bottino era scarso.                                         

Humus fertile diventavano le tue alghe tagliate dalle draghe, quando erano in vita sembravano verdi stelle filanti accarezzate dalle onde.

Incontaminate erano le tue acque tanto che l’uomo poteva dissetarsi

Le lavandaie sciacquavano i panni senza inquinarti.

Maestoso eri in primavera e in autunno quando le piogge ti alimentavano.

Nel periodo estivo diventavi il nostro mare la nostra spiaggia.

Ora l’uomo in nome del progresso ti ha trasformato in una fogna, una cloaca.

Però io con la fantasia m’illudo e ti vedo come il caro amico di un tempo.

Quante ore ho sguazzato nelle tue acque, sbirciando lussuriosamente il costume adamitico delle mie coetanee.

Rincorrersi e giocare presso le tue rive era il mio passatempo preferito.

Spesso coppiette imberbi si nascondevano, disertando le attività collettive e riapparivano a noi a giochi fatti.

Tartaro, transitare lungo i sentieri erbosi e alberati delle tue rive, ci permetteva di tornare a casa da scuola scalzi e al riparo della calura estiva.

Ucciso dall’incuria dell’uomo scorri verso il mare a testa bassa.

Vederti ora: torbido, limaccioso, puzzolente. Mi chiedo se il futuro ci riserva progresso o morte.

Zero è il voto che meritiamo, che merito per avere permesso pur amandoti la tua agonia.

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