Credere, fede, speranza e carità

Tutte le feste al tempio mentre pregavo Iddio,
pensavo che fare il bene fosse un dovere mio.
Feci del bene un giorno per non mostrarmi ingrato,
Ma chi l’ha ricevuto non me l’ha dimostrato.
Quando l’uomo è nei guai  chiede aiuto,
poi passata la bufera si dimentica tutto.
Per chi fa il bene è brutto,
se per giunta le tolgono il saluto.
Uno che la sapeva lunga diceva: “Chi riceve il bene,
ricordare chi l’ha aiutato non conviene,
se si dimentica di chi gli ha dato una mano,
non deve niente a nessuno”.
Questo è dir poco un comportamento disumano.
So per esperienza, che questo è normale,
in un mondo dove tutto è superficiale.
A questo punto dubbioso è scoraggiato,
di tirare i remi in barca fui tentato.
Ma a rassicurarmi in fine ci ha pensato Iddio,
che mi ha detto:
“Continua a fare il bene il resto ci penso Io.                                                                           

Lo spunto per questa riflessione mi è venuto                                                                                       oltre da una mia convinzione, anche da un cartello
che ho letto all’entrata di un negozio
molti anni fa e diceva cosi:
“Tutte le feste al tempio mentre pregavo Iddio,
pensavo che fare credenza fosse interesse mio.
Feci credenza un giorno, per non mostrarmi ingrato,
perdetti l’avventore e più non fui pagato.
Per giuramento stabile e di lunga permanenza,
amici miei credetelo non faccio più credenza”.

La trovata era ottima ma è stata inutile e tardiva
perché dopo poco tempo il negoziante è fallito.

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