Parla Roberto Eravamo nel 1925 quando mi hai convinto, che se avessimo messo insieme le nostre forze avremmo vinto. Io ho donano la mia villa, la mia casa natale, e tu col tuo sapere hai fatto sorgere un Ospedale. Per tre generazioni ha ospitato i malati nel corpo, hanno trovato nelle sue mura saluto e conforto. Con eccellenti medici e pochi infermieri, il malato si sentiva amato e ringraziava loro con sentimenti sinceri. Oggi negli ospedali di personale ne vendo un stravento, ma spesso il malato è poco contento. E cosa pensare di quelle suore di bianco vestite, solo a vederle ti davano conforto ora sono sparite. L’opera svolta dovrebbe essere ricordata, ma come succede spesso la gente si è dimenticata. Risponde Ferruccio Tu almeno sulla tua casa hai conservato il nome scritto, la mia sta crollando e nessuno muove un dito. Replica Roberto Secondo te di questa scritta dovrei essere soddisfatto, ma non lo vedi che l’ospedale è abbandonato. Ci sono dei progetti per adibirlo ad altra destinazione, ma per realizzarli dovrà passare una altra generazione. In coro Nel frattempo non ci resta che sperare che l’incuria del tempo e dei nostri concittadini non lo faccia crollare. Se con ritrovata buona volontà e devozione, pentiti mettessero a profitto la lezione Non è mai troppo tardi e non chiediamo una cosa pazza, dedicateci una via, non pretendiamo una piazza. E poi spiegate, per favore, ai vostri bambini chi erano Roberto Rossi e Ferruccio Martini.
Trecenta ingrata
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