Quasi sempre le orazioni funebri vengono tenute da oratori che adoperano paroloni altisonanti, e spesso la persona che onorano la conoscono poco o niente, alla fine l’orazione lascia il tempo che trova. Per don Vittorio, avendolo conosciuto bene servono solo tre parole: sobrietà, dovere e fedeltà.
Sobrietà
Per carattere, educazione e modo di vivere la sua missione, spiccava in lui la sobrietà. Intesa come modestia e mancanza di sfarzo. Poche volte lo abbiamo visto con la fascia rossa che le spettava con tanto merito dopo la nomina a Monsignore, a chi glielo faceva notare diceva: “la dovreste portare voi, che mi state sopportando”. A chi lo consigliava di cambiare auto diceva sorridendo:” non voglio mi si dica che sono un ambizioso”. A quelli che criticavano dicendo che la casa canonica era disadorna li metteva a tacere dicendo”: la casa del prete non ha bisogno di sfarzo per essere accogliente, e non deve ospitare frivolezze e pettegolezzi, e deve essere aperta ad amici propensi a consigliare disinteressatamente.
Dovere
Il dovere era al primo posto nelle sue azioni, verso i parrocchiani, soprattutto verso ai poveri e agli ammalati, verso ai superiori e verso Dio. Godeva delle vicende belle e soffriva di quelle brutte.
Fedeltà
Fedele sino in fondo alla sua missione anche se gravemente ammalato e fedele a noi Trecentani tanto che ha voluto venire tra noi anche dopo morto, sebbene per vari motivi non lo meritavamo. Non c’è bisogno di dire quando è nato, quando è stato consacrato sacerdote e quando è morto, perché don Vittorio è stato con noi, uno di noi e sarà sempre con noi.
Caro amico don Vittorio dal cielo prega per noi. A nome di tutti i trecentani i tuoi amici.
Guido, Massimo e Claudio