Aspettando l’alba – 05

Si Avverte un Certo Formicolio, l’Amore

Gli anni passano, Bruno non era più bambino, mosso da curiosità e da un istinto nuovo, appartatosi dai suoi compagni si trovò sul muro di cinta della villa aldilà del gorgo. La scena che si presentò ai suoi occhi era idilliaca.

Un gruppetto di bimbette, ma non tanto bimbe, perché già erano evidenti i tratti di donnine, il loro corpo era in una fase di trasformazione, il loro seno incominciava a prendere forma, anche la loro voce non era più così cristallina, giocavano a tamburello, in un prato prospiciente alla casa, cinguettavano come tanti uccellini a primavera. All’ombra di un salice, sopra ad un tavolo si trovavano bevande di vario tipo, ma la sua attenzione è stata colpita dal piatto che doveva essere stato colmo di pasticcini fatti in casa, ora si potevano contare sulle dita della mano.

Fra tutte le ragazzine si distingueva Elena, vestita di un abito rosa, e aveva i capelli biondi, lunghi, fermati con un nastro azzurro che dava risalto ad un viso perfetto di una bellezza delicata che dava al tutto un fascino particolare .

Sembrava venuta fuori da un quadro del Botticelli, tanto era bella.

Il nostro osservatore rimase tanto colpito che non si è accorto del tempo che è volato via. Si riebbe, solo, quando mamma Armida con voce sostenuta proferì:

“ Bambine, bambine, si è fatto tardi, entrate in casa”.

Le ragazzine ubbidienti seguirono il consiglio e Bruno scese dal posto di guardia con qualcosa di nuovo nel cuore.

Nel cervello del ragazzino  si annidò un pensiero, come entrare nel cortile della casa buncher, solo per rivedere Elena?

Non si sapeva spiegare, come mai le fosse venuto questo desiderio, tutto ciò non era vero, anzi era una conferma, perché anche le altre volte che l’aveva incontrata in precedenza: a scuola, in chiesa per la messa domenicale, per la strada, in calesse, era preso da un certo non so che; e si chiedeva, cosa mi sta succedendo.

Dando sfogo alla sua fervida fantasia decise di mettere in atto un suo piano.

Era un pomeriggio di primavera, passando vicino al muro di cinta della villa, udendo il chiacchiericcio delle solite ragazzine e fra queste la voce di Elena, che era musica per le sue orecchie, si levò il berretto e lo fece volare oltre il muro. Adesso lo doveva ricuperare, si fece coraggio e tirò la catenella, che si trovava all’ingresso, collegata ad una campanella; si udirono i rintocchi nel portico. Poco dopo si aperse la porta e si affacciò una donna di mezza età, chiese cosa volesse; lui rosso in viso, “ Un mio compagno per farmi un dispetto mi ha  strappato di  testa il mio berretto nuovo, e l’ ha gettato nel vostro cortile; per piacere posso riprenderlo”? Dal posto dove si trovava sentì una voce che chiese: “Cosa c’è Palmira”, “Ce alla porta un morettino che chiede se può ricuperare il suo berretto che un suo amico, discolo, ha gettato nel nostro cortile signora padrona”. (Dal modo come ha  parlato, Bruno si è accorto che la donna aveva capito l’imbroglio). “ Fallo pure entrare”, disse la signora padrona, ed ecco che gentilmente fu fatto entrare. Lì nel giardino vicino, Elena stava raccogliendo le viole in compagnia di una sua amichetta. La ragazzina, avvicinandosi, dopo avere visto Bruno, con un certo imbarazzo chiese: “Palmira cosa è successo”? “Aiuta il nostro ospite a ricuperare il suo berretto caduto nel nostro cortile”, e, maliziosamente, strizzò un occhio. Bruno ed Elena si guardarono negli occhi per pochi istanti ma bastarono per fare nascere fra i due una gentile simpatia.

Bruno, raccolto il berretto, salutò la donna e le due ragazzine avviandosi  all’uscita, gli sembrava di volare tanta era la soddisfazione che provava.

Da un amico seppe che la donna era la governante di Elena.

Fu qualche anno prima che mamma Armida recatasi ad Abano Terme per curare una forma reumatica, che conobbe la signora Palmira. Le due donne, di carattere cordiale istaurarono una bella e sincera amicizia, passavano ore e ore a parlare, tanto che spontaneamente si confidavano tutti i loro problemi. Naturalmente quello che stava più a cuore ad Armida era l’educazione dei tre figli, in particolar modo l’avvenire di Elena, la più vulnerabile.

Specialmente da quando, per ragioni di salute la tata signorina Clotilde a male in cuore si licenziò. Questo era il motivo ufficiale, contraddetto dalla diceria messa i circolazione, che la bruttina fosse entrata nelle mire perverse del volpone non nuovo a queste avventure. Vista la delicatezza dell’argomento Palmira confidò alla nuova amica che in un passato recente lei aveva vissuto alcuni anni in convento, la vocazione venne meno e d’accordo con la Superiora convennero che era meglio una buona laica che una cattiva suora. Con il diploma di maestra e l’educazione ricevuta dalle suore decise di intraprendere il lavoro di istitutrice con buoni risultati. Armida senza perdere tempo si fece coraggio e gli domandò:“ Ora è occupata”? Dopo un sospiro che sapeva di rimpianto la signora rispose: “L’ultimo mio angioletto che seguivo da molti anni, si è sposato da tre mesi e la fanciulla non ha più bisogno di me, ora che ha chi la protegge”.

Dopo qualche giorno, terminate le cure, al marito che era venuto per riprenderla per ricondurla a casa, Armida le confidò la cosa, trovatosi d’accordo chiesero a Palmira se fosse disposta di accettare di prendersi cura della loro figliola.

Palmira accettò la proposta, stabilito il compenso, tornarono alla “Gaspara” tutti e tre a bordo della sgangherata auto da poco comperata dal “volpone”. 

Alla signora Palmira donna matura e esperta, non fu difficile capire che fra i due ragazzi c’era del tenero, e quindi si presto ad aiutarli a realizzare i progitti dei due piccoli innamorati, questi si incontrarono, all’insaputa dei genitori di lei, per diverse volte, sempre di sfuggita e con l’aiuto della santa donna.

Palmira a suo rischio e pericolo un giorno di primavera, chiese ai padroni il permesso di portare la loro figlia a fera una passeggiata, visto che il tempo lo permetteva. Ricevuto il benestare, le due amiche si avviarono oltre le rive del gorgo, la trovarono Bruno, precedentemente avvertito dalla loro protettrice. 

I tre si salutarono, la donna si allontano quanto basta per riservatezza, il ragazzo prese per mano Elena e si incamminarono lentamente, la fanciulla non capiva cosa le stesse succedendo: al contatto della mano calda di Bruno le gambe le tremavano, non osava guardarlo in viso, aveva troppa paura di incrociare il suo sguardo, il cuore le batteva a mille all’ora tanto che sentiva i suoi battiti fino nelle tempie sudate, le sembrava di svenire tanta era la gioia che il suo cuore godeva. Cosa stava succedendomi?

Il mio cuore è impazzito? Perché  non si calmava?

Se non come questi, ma molto simili erano i pensieri di Bruno. Quasi in estasi tenendosi per mano i due innamorati, non si accorsero di essere giunti al bordo del laghetto, li vicino si trovava un panca di legno, Bruno vi fece sedere Elena e prendendoli la mano stretta, stretta le sussurrò all’orecchio: “ Quanto  sei bella, mi sembra di vederti per la prima volta, vorrei dirti tante parole, ma sono talmente felice che ti dico solo che ti amo da morire,

“ Bruno”  Elena pronunciò quel nome con gli occhi abbassati, quando li alzo trovo li vicino al suo viso, le labbra del suo amato, offerse anche le sue e ne usci una melodia celestiale.  Chi può dire quanto tempo e passato?

La voce dalla signora Palmira li fece sobbalzare come un tuono a cielo sereno: “ Ragazzi, ce la fate alzarvi in piedi è ora di tornare”, insieme risposero: “ Grazie signora Palmira le saremo grati per tutta la vita”. Si lasciarono increduli  di avere vissuto momenti così felici. Mentre le due donne si allontanavano Bruno non smise fino che vide, di salutarle con la mano. Torno a casa di corsa lanciando in aria il capello, la mamma lo vide in distanza, ma non ne fece mai menzione.

Dopo quel giorno nella casa padronale non si notava nessun movimento, non venivano inviti, l’ansia cresceva, tutto ciò non faceva presagire niente di buono, infatti ai primi di settembre, Bruno ricevette un bigliettino  scritto dalla signora Palmira, con trepidazione il giovane lo aperse e incominciò a leggere: “Terminate le elementari, Elena, per continuare gli studi, è partita per un collegio di Padova retto da  Suore”.

Forse il birbone di suo padre si era accorto di qualcosa e, per troncare sul nascere la relazione, prese la drastica soluzione.

Palmira in assenza della sua protetta, il suo compito era finito, prima di tornare a Vicenza, a casa di una sua sorella, fece di tutto per incontrare Bruno, baciandolo in fronte le face una confidenza :

“ Elena ti pensa sempre, stai tranquillo sarai sempre nel suo cuore”. Il ragazzino, però, diventava giorno dopo giorno, era sempre più triste.

La mamma se ne accorse e preoccupata chiese al figlio cosa stesse succedendo, ma la risposta fu: “ Niente, niente, va tutto bene”. Solo che la bugia era evidente.