Aspettando l’alba – 17

Primo impiego

Educati da genitori responsabili i due giovani dovevano pensare al loro avvenire e per questo si incontravano prevalentemente il sabato e i giorni festivi, solo in rare occasioni di sera.

Il perché è facile da capire, fra settimana erano occupati dagli impegni di lavoro.

Giovanni, dopo lavoretti occasionali, da un anno avendo vinto un concorso, è stato assunto come ricercatore all’Università di Padova, lavoro impegnativo ma che le dava anche molte soddisfazioni, era stimato e ben voluto dai colleghi e dai superiori.

Giusi agevolata dalle conoscenze del padre, che nel frattempo era diventato un dirigente dell’industria per cui lavorava, venne assunta da un’industria chimica con sede a qualche chilometro da casa sua, nella zona industriale di Padova.

Dopo un breve periodo di prova, notate le capacità, le venne affidato il compito di certificare i prodotti.

Lavoro delicato che richiedeva competenza, per Giusi questo non era un problema, sapeva come assolverlo.

Il tempo passa per tutti e anche Giovanni e Giusi venne il momento di pensare al loro domani.

La ragazza, quel sabato mentre prendevano il caffè al solito bar, si era accorta che il suo ragazzo era serio, lui sempre allegro, si sedettero nel punto più riservato della sala, quando Giovanni stringendola a se gli sussurrò:

“Giusi, amore mio vuoi sposarmi”?

Lei con un filo di voce le rispose:

“E’ la domanda che mi aspettavo e ti dico siiii…”.

Il colloquio venne suggellato da un lungo e appassionato bacio, incuranti di essere notati dai clienti del bar.

Uscirono tenendosi per mano  convenendo che era ora di rompere gli indugi e di mettere al corrente le loro famiglie e di provvedere che si incontrassero, avvenimento sempre rimandato per prudenza, ma soprattutto decisero di rompere l’accordo che avevano preso tempo fa, che uno avrebbe conosciuto i genitori dell’altro quando il loro rapporto fesse diventato una cosa seria e ora era proprio una cosa molto seria e piacevole.

Giusi non stava più nella pelle dalla contentezza, come entro in casa abbracciando la mamma, che teneva in mano una tazza di tisana preparata per il marito, convalescente dopo una brutta influenza, gridando come una bambina:

“Mamma, papà, il mio ragazzo mi ha chiesto di sposarlo”.

“Giusi, calmati non vedi che mi fai rovesciare il contenuto della tazza in faccia a tuo papà”.

Bruno strizzando l’occhio alla moglie:

“Da quando Giusi hai un ragazzo”?

(Lei pensava che i suoi genitori non sapessero niente, povera ingenua, ai papà e soprattutto alle mamme queste cose non sfuggono)

“E’ da qualche tempo, ma non volevo dirvelo prima di essere

 sicura e ora vorrei tanto che lo conosceste”.

“Se è questo quello che volete invitalo pure e noi saremmo ben felici di conoscerlo, però sappi che deve piacere a te e solo dopo anche a noi”. 

“Se mi piace! Ne sono innamorata cotta”.                                         

Senza indugiare oltre, Giusi comunicò il risultato del colloquio avuto poco prima con i suoi genitori a Giovanni, a nome loro lo invitò a farli visita.

E’ domenica pomeriggio quando squillò il campanello della porta d’entrata, Giusi tutta emozionata corse ad aprire e dopo averlo salutato con un bacio sulla guancia, invita Giovanni ad entrare.

“I miei genitori sono impazienti di conoscerti”.

Dei quattro la più agitata era Giusi, il giovane con una stretta di mano, saluta prima la mamma e poi il papà e senza indugiare oltre si presenta:
” Giovanni Sarti e sono venuto a chiedervi la mano di vostra figlia”.

Papà Bruno in veste di capo famiglia le da il benvenuto, ed essendo cresciuto sin da giovane con una educazione seria ed equilibrata, incomincia a parlare:

“Conoscendo nostra figlia riteniamo sufficienti gli apprezzamenti che ha nei suoi confronti, a noi genitori non resta altro di accordarle la nostra fiducia, però abbiamo detto a nostra figlia e ora ripetiamo a lei, la scelta che state per fare è una cosa molto seria, detto questo io e mia moglie non possiamo fare altro che augurarvi buona fortuna e nello stesso tempo ti diamo il benvenuto nella nostra famiglia come secondo figlio”.

Scusandosi per avere terminato il discorso dandogli del tu e spiegandoli che era solo perché le confermavano che era uno di famiglia, le stinsero di nuovo la mano, prima il papà Bruno e poi visibilmente commossa la mamma Raffaela.

Giovanni, dando prova di essere più maturo della età che aveva, rassicurò i futuri suoceri che il sentimento che lo legava alla loro figlia era una cosa seria.

Contenti di come erano andate le cose, i due innamorati si presero per mano e commentando l’accaduto si avviarono verso il destino che a loro veniva riservato.

Marito e moglie, invece scambiandosi le relative impressioni si trovarono d’accordo nel dire che la loro figlia era stata saggia nel scegliere quel ragazzo, debiti scongiuri a parte.

Mamma Rafaella era stata colpita dalla bella presenza e dal modo gentile di comportarsi, Bruno invece rimase colpito dagli occhi, quello sguardo le diceva qualcosa ma non sapeva individuarne il perché.

Approfittando dalla bella giornata, otto giorni dopo, Giusi chiese alla mamma di accompagnarla a conoscere i futuri suoceri, il perché era semplice; ricambiare la visita di Giovanni e per conoscere i genitori del suo futuro marito.

Precedute da una telefonata le due donne, si recarono a Ponte di Brenta dove abitava Giovanni. Furono accolte nel migliore dei modi e non poteva che essere diversamente.

Giusi, vinto un primo momento di imbarazzo; (incontrare per la prima volta i genitori di quello che doveva diventare suo marito, non è una cosa facile) allungando la mano, leggermente tremante, si presenta al papà e alla mamma di Giovanni,

“Sono Giusi e questa è mia mamma”.

“Piacere, io sono Andrea e io Elena i genitori di Giovanni”. 

Dopo i convenevoli di circostanza l’atmosfera si è fatta più tranquilla, ed è in questo momento che papa Andrea si informò dello stato di salute del capofamiglia, il figlio li aveva informati che all’appuntamento sarebbe mancato il papà di Giusi.

“La forma influenzale che lo ha colpito era di quelle serie, ma se il buon Dio vuole il momento più brutto è passato, ma prudenza vuole che si riguardi, ed è per questo che ha preferito rimanere a casa, però ci ha incaricato di salutarvi e di dirvi che è impaziente anche lui di conoscere i genitori del suo futuro genero”.

Questa fu la risposta che la signora Rafaella diede alla domanda fattagli.

I genitori di Giovanni augurarono la pronta guarigione.

L’incontro terminò in un clima di festa sorseggiando un tè allegramente.

Se Giovanni e Giusi erano sicuri di essere fatti uno per l’altra, ora anche i loro genitori avevano buoni motivi per pensare questo.

Ora ai due ragazzi non rimaneva altro che mettersi all’opera per coronare il loro sogno d’amore con il matrimonio.

Ai due prossimi sposi fu proposto l’acquisto di un appartamento di nuova costruzione in via Facciolati, recatesi a visitalo lo trovarono di loro gradimento.

Fra i tanti vantaggi che offriva, vi era che si trovava a pochi passi dal centro, a metà strada circa dalle rispettive famiglie, e le modalità di pagamento.

Che in linea di massima era questo, contrarre un mutuo per il cinquanta per cento,

al rimanente, una parte investendo i loro risparmi e perché no anche l’aiuto dei loro genitori. Questo era il loro progetto, ma da buoni figli lasciarono le trattative ai loro genitori. Quello che competeva a loro era fissare la data delle nozze, e convennero per il ventiquattro ottobre, le sarebbero rimasti sei mesi, tempo sufficiente per fere le cose nel migliore dei modi e senza fretta.